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Quando i cani mordono: tra equilibrio, genetica e relazione

Il legame tra morso e stati emotivi spiegato da Michele Minunno, istruttore cinofilo e co-autore di un recente studio scientifico sull’argomento.

Episodi di cani morsicatori compaiono periodicamente nelle pagine di cronaca. Sono vicende drammatiche, spesso ci si sofferma sulla loro cruenza, ma quasi mai si spiega perché si arriva a un epilogo di quel tipo.

Da cosa può dipendere una risposta simile?

L’articolo scientifico Emotions and Dog Bites: Could Predatory Attacks Be Triggered by Emotional States?
(Emotions and Dog Bites: Could Predatory Attacks Be Triggered by Emotional States? – PubMed (nih.gov)), pubblicato nel 2021 su Animals, suggerisce che gli stati emotivi di un cane possano innescare un attacco di tipo predatorio e quindi un morso pericoloso, completamente spogliato delle sue valenze comunicative. Ne parliamo con Michele Minunno, istruttore cinofilo e tra gli autori dello studio.

Equilibri emotivi che mancano

Nello studio, il morso viene definito come un fenomeno multifattoriale. Possono essere diverse le condizioni in grado di scatenare un morso: ad esempio una situazione di stress, una mancata risposta dell’altro o un trauma. “Il morso è un comportamento che fa parte di una sequenza aggressiva.

L’aggressività in sé, però, non è sintomo di un problema. — spiega Minunno — L’aggressività viene comunemente usata tra i cani per comunicare.

C’è l’esempio della mamma che rimprovera il cucciolo e usa il morso per farlo.

Ma questa è una situazione in cui l’intensità del morso è perfettamente sotto controllo, perché la condizione emotiva del cane che morde è stabile. Un altro esempio è quello delle discussioni tra cani, in cui il morso è tendenzialmente evitato ma, se c’è, è calibrato”.
Tutto questo accade tra cani equilibrati e con una genetica bilanciata.

Qual è il significato di questi termini?

Un cane equilibrato è un animale che ha potuto avere uno sviluppo sano durante l’età evolutiva. Ha avuto accanto la sua mamma e i suoi fratelli nei primi mesi di vita e ha avuto modo di testarsi nell’adolescenza.

Michele Minunno specifica: “I sistemi di inibizione vengono sviluppati proprio nell’adolescenza, quando il cane si misura anche con altre situazioni dove, però, la sua condizione emotiva non viene più bilanciata dalla mamma, fino ad arrivare poi all’età adulta dove il cane è perfettamente in grado di scegliere in quali situazioni può inserirsi e in quali no.

È un equilibrio tra la sua risposta interna, come si sente, rispetto a quella esterna, che è quella che gli dà l’altro individuo con cui sta interagendo. Quindi, lo sviluppo emotivo e sociale prevede delle fasi importantissime in cui ci sono la famiglia intorno che supporta l’individuo e gli stimoli sociali esterni con cui il cane si equilibra”. Questo implica che gli stati emotivi che potrebbero portare a un morso pericoloso possano avere origine dalla mancata capacità del cane di autoequilibrarsi, abilità strettamente connessa a tutto il periodo educativo vissuto con la madre e gli altri cuccioli.

I problemi della relazione uomo – cane

A proposito dello sviluppo emotivo del cane, una considerevole influenza è esercitata dalla relazione dei cani con noi umani. “Il discorso sulla relazione è fondamentale. — sottolinea Minunno — Ci sono situazioni in cui la presenza dell’animale bilancia bisogni umani e questo crea nel cane un forte disagio. L’esempio dell’attaccamento all’umano è comprensibile in un cucciolo, ma non in un cane adulto che può arrivare a voler allontanare chiunque, anche con il morso, dal suo ‘oggetto d’interesse’.

Questa è una dinamica sociale spesso alimentata dai proprietari stessi che sono appagati da questi comportamenti di possessività.

Oggi un gran numero di cani è trattato per tutta la vita da cucciolo, sempre da accudire, sempre da tutelare. In questo modo si alimenta solo la loro frustrazione”. Purtroppo per cambiare quel tipo di comportamento molto spesso è necessario controllarlo, creando così una situazione di disagio fortissima nel cane.

Si cerca di correggere il comportamento, senza modificare la relazione, e ciò sicuramente esercita un impatto considerevole sullo stato emotivo del cane che, in determinate occasioni, potrebbe arrivare al morso per scaricare la tensione accumulata. Eventualità che può essere aggravata dalle caratteristiche di razza dell’individuo: un morso di un Chihuahua avrà un’intensità differente da quello di un Lupo cecoslovacco.

Il ruolo della genetica

Nei cani in cui esercitiamo una pressione selettiva molto forte, la genetica crea uno scompenso. — illustra Michele Minunno —

Per esempio, possono presentarsi anche dei comportamenti molto intensi sul piano predatorio che non sono collegati con l’interazione sociale.

È un discorso molto complesso. Quando un cane non è in grado da solo di stabilizzare la sua parte emotiva, può usare la parte istintiva per bilanciarsi”.

Un cane da caccia, la cui motivazione è appunto la caccia, quando emerge uno stress sociale e non riesce a stare con gli altri cani o le altre persone, devierà il suo comportamento sulla caccia: un comportamento per lui istintivo, che lo aiuta a stabilizzare la propria emozione. Questa deviazione, però, può diventare dipendenza. Il cane fa qualcosa non perché gli piaccia, ma perché ha bisogno di stabilizzarsi in qualche modo.

“I Pitbull, quando lo stress arriva a livelli elevati, usano comportamenti di tipo predatorio che però sono legati al morso per uccidere. È sempre necessario distinguere tra il cane che sta bene ed esprime il comportamento e il cane che, invece, sta male ed esprime quel dato comportamento. Nel primo caso non c’è un problema, anche se comunque dobbiamo considerare le diverse intensità che sono legate appunto alla razza: un Pitbull, anche se sta bene, se si mette a scrollare un giocattolo lo farà con un’intensità più alta rispetto a un Barboncino, perché comunque quella è la sua genetica”.

Emerge, quindi, che le cause di un morso inferto da un cane possono essere numerose ed estremamente complesse.

Spesso il cane che morde è un animale in difficoltà e non un esemplare cattivo o irrecuperabile come molti possono pensare.

Solo raggiunta questa consapevolezza, con l’aiuto imprescindibile di professionisti competenti, è possibile aiutare quegli individui che esprimono così il loro disagio.

Alessia Colaianni

Dottoressa di ricerca in Geomorfologia e Dinamica ambientale, sono poi approdata sulle rive della comunicazione e divulgazione scientifica. Sono diventata giornalista e, un articolo dopo l’altro, mi sono ritrovata a raccontare le storie di animali umani e non umani e dell’ambiente in cui vivono. Sul mio cammino ho incontrato lo sguardo di molti cani e questo mi ha convinta a suonare ai cancelli di Dogsportal per poter curiosare nella loro storia e nel loro comportamento insieme a voi.

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