Educazione cinofila e relazione con il cane

Mi dia un eTTogramma di c….

PICCOLO GLOSSARIO CINOFILO VOL 2

VOL 1

Eccoci alla seconda puntata del nostro Lessico Famigliare. Vediamo il significato di alcuni termini usati in Cinofilia ma mutuati dall’Etologia e dalla Psicologia. Un piccolo consiglio: quando parlate con uno del mestiere, ricordatevi che se vi dice cose con termini altisonanti e ricorrendo a spiegazioni complesse, insomma al latinorum di manzoniana memoria, spesso vuole nascondervi la pochezza del suo pensiero. Viceversa, diceva Nietzsche, chi sa della difficoltà dell’informazione da trasmettere, conscio della difficile comprensione, tenda a spiegarsi nel modo più semplice possibile.

Etogramma: Con etogramma si intende il comportamento normale di una specie. Detto in altre parole, ogni comportamento che il nostro cane manifesta, se rientra in quello che è considerato il suo etogramma, ne deriva che si tratta di un comportamento normale. Per esempio, un cane che ringhia quando qualcuno si avvicina alla sua ciotola, non ha un problema comportamentale, bensì attua semplicemente un comportamento (difesa di una risorsa primaria) previsto dalla sua specie. Il significato etimologico di etogramma, però, è ben più fine. Letteralmente infatti etogramma vuol dire Misurazione del Comportamento. Quindi nel momento in cui un certo comportamento supera la misura, in eccesso o in difetto, di quella che è la linea mediana indicata come comportamento normale, si hanno quelli che vengono definiti Problemi del Comportamento. L’elenco dei comportamenti normali varia da autore ad autore. Quello più completo che ho trovato è nel volume “Handbook of Applied Dog Behavior and Training, Volume 2 – Etiology and Assessment of Behavior Problems” di Steven R. Lindsay.

Apprendimento, Istinto, Pulsioni

Queste tre definizioni preferisco trattarle sotto la stessa voce, in quanto sono talmente collegate tra loro che, come ci racconta Manning nel suo Comportamento animale, hanno fatto superare la dicotomia esistente tra psicologia ed etologia. Rispetto all’Apprendimento in generale però abbiamo un problema: infatti ogni ramo della scienza ne dà una sua definizione. Ma visto che ci occupiamo di cani, direi che la definizione che si confà maggiormente alle nostre esigenze sia quella che ci offre l’etologia. Ci dice Mainardi nel suo introvabile e preziosissimo Dizionario, che l’apprendimento è “il processo dell’adattamento biologico che modella gli organismi in modo tale che essi risultino idonei al proprio ambiente e ne venga assicurata la sopravvivenza”. Per questioni didattiche, divide poi l’apprendimento in Non Associativo, Associativo, Complesso. Per quanto riguarda l’Istinto si intendono tutte quelle conoscenze e competenze che l’animale ha a disposizione fin dalla nascita e che gli consentono di adattarsi e sopravvivere all’ambiente. In questo caso il tempo di vita riservato alla specie fa la differenza tra quanto ci sia di istintivo in un certo comportamento e quanto vi sia di appreso. La vespa scavatrice, ad esempio, non avrà il lusso di apprendere come comportarsi in quanto la sua aspettativa di vita è talmente breve da rendere necessaria una fortissima componente istintiva nei suoi comportamenti. Un cane, invece, oltre ad avere una serie di comportamenti stereotipati dati dall’istinto e selezionati grazie alle caratteristiche di razza, ha la possibilità di affinare quei comportamenti per renderli più efficaci con esperienza ed esercizio. Sia l’istinto sia l’apprendimento collaborano nel formare il comportamento adattativo, il primo attraverso la selezione naturale che opera filogeneticamente, il secondo ontogeneticamente”. Tutto questo cosa vuol dire?  Semplicemente che le informazioni vengono acquisite sia mediante l’interazione tra geni e ambiente e codificate nel genoma (filogenesi = storia della specie), sia mediante l’interazione tra soggetto e ambiente – ossia attraverso i sensi – e codificate nel sistema nervoso (ontogenesi = storia dell’individuo). E le pulsioni? Le Pulsioni (Drive) sono quegli impulsi che spingono all’azione, allo scopo di appagare un desidero. Ma come avviene l’azione? Attraverso l’istinto, ovvero una serie di azioni stereotipate e proprie della specie (sequenza della caccia, riproduzione ecc.); l’istinto comunque è migliorato dall’esperienza (apprendimento) e si vanno così a soddisfare le pulsioni, rendendo in questo modo l’individuo e la specie adatto alla sopravvivenza. Tradotto: ho fame (food drive). Cosa faccio per procurarmi il cibo? Vado a caccia (sequenza stereotipata e istintiva). Ma a forza di andare a caccia, sono diventato sempre più bravo (esperienza) così posso catturare la preda e sopravvivere (adattamento).E così tutto torna.

Condizionamento Classico (Apprendimento Associativo), già trattato precedentemente ma qui approfondito un po’ :Risposta involontaria collegata ad uno stimolo. Negli esperimenti di Pavlov sulla salivazione, il cane involontariamente, cominciava a salivare al solo suono del campanello, anche in assenza di cibo. L’involontarietà della risposta ha spinto molti psicologi, ma soprattutto molti cinofili dei circoli gentilisti ed in particolare coloro che attribuiscono al cane capacità cognitive “straordinarie”, a non considerare il condizionamento classico come forma di apprendimento. Rispetto agli psicologi poco mi importa. Consiglio invece agli altri la lettura di un qualsiasi testo di etologia (“L’altra faccia dello specchio” di Lorenz potrebbe essere un buon inizio).

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Davide Cardia

addestratore ENCI Sezione 1° Dog Trainer Professional riconosciuto FCC Direttore Tecnico del centro cinofilo Gruppo Cinofilo Debù Docente in diversi stage con argomenti legati alla cinofilia e alla sua diffusione Docente corsi di formazione ENCI per addestratori sezione 1 Ospite in radio e trasmissioni televisive regionali Preparatore/Conduttore IPO e Mondioring Autore del libro “Addestramento con il premio” edizioni De Vecchi Curatore del libro “Io e il mio Bullgod” edizioni De Vecchi

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