Educazione cinofila e relazione con il cane

Mantrailing: andare oltre l’ostacolo

Prendendo spunto anche questa volta da uno dei nostri ultimi allenamenti, colgo l’occasione per scrivere di come abbiamo affrontato la difficoltà che vede il passaggio del trail attraverso un ostacolo, sia esso un portone, un cancello o una recinzione.

Altra cosa è l’identificazione di una specifica porta tra altre, oltre la quale anche in questo caso una traccia continua (e questo argomento sarà oggetto di un futuro articolo).

Come insegnare ad un cane a non perdere la motivazione anche quando il nostro figurante ha attraversato un ostacolo?

Innanzitutto, a costo di essere ripetitivi, dobbiamo ricordare che questo (come ogni altro esercizio) andrà affrontato partendo da un intensity trail, non troppo lungo da essere eccessivamente impegnativo per il nostro cane ma nemmeno troppo corto per far sì che vi rimanga concentrato. 

Dopo i preparativi e la partenza, una volta arrivati in prossimità dell’attraversamento (del quale conosceremo la posizione esatta lungo la recinzione) non permetteremo al cane di allontanarsi troppo da quel punto.

Kocher, nel suo manuale, indica una distanza di circa una dozzina di metri oltre la quale consiglia di usare una piccola correzione verbale seguita da un incoraggiamento nel momento in cui il cane tornerà sui suoi passi.

Una volta tornato sul punto esatto, osserveremo il nostro compagno e cercheremo di individuare un qualsiasi comportamento che funga da identificazione che verrà brevemente rinforzata.

Se così non fosse potremo incitare il cane finché non presenterà la sua solita segnalazione. Anche qui andremo ad offrire naturalmente una piccola ricompensa poi la traccia e al ritrovamento del figurante offriremo la restante grande fetta di gratifica. 

A questo punto ci possono essere diversi modi per continuare il trail (aprire una porta, portone o comunque un varco), scavalcare, passare sotto o ancora aggirare fino ad un passaggio più comodo e  poi tornare nel punto in cui il trail si era interrotto.

Va da sé che anche questi diversi modi di continuare quanto interrotto, andranno allenati singolarmente, facendo sì che venga imparata ogni singola sequenza.

Personalmente, con Yago posso dire di aver incontrato le difficoltà maggiori con l’ultima delle eventualità descritte sopra. E a pensarci bene, credo che questa sia una cosa abbastanza comune.

 Mentre nelle altre situazioni il focus viene inframezzato da un ostacolo ma non totalmente interrotto, durante l’esercizio con il mio compagno, avevamo dovuto percorrere circa un centinaio di metri all’andata e un altro al ritorno prima di ritrovarci nel punto esatto dello scavalcamento e tutto questo, sommato al livello di preparazione ancora non ottimale, lo avevano portato ad avere le idee un po’ confuse.

Prendere nota delle difficoltà

Ma, come sempre facciamo in casi di difficoltà, abbiamo preso nota e nei prossimi allenamenti su questo fondamentale andremo ad aggiustare il tiro per far sì di riuscire nell’intento di esserne più confidenti.

Per quanto riguarda il passare sotto ad una rete, abbiamo notato come cani con una ottima motivazione generalmente non hanno di questi problemi, sempreché il passaggio sia ai limiti del praticabile. Più nello specifico, abbiamo approfittato ampiamente di una rete vicino al nostro centro per rendere i nostri amici più confidenti  con questa situazione.

Rispetto allo scavalcare, non abbiamo avuto ancora possibilità di sperimentare, non abbiamo ancora trovato un posto dove si possa portare a termine questo esercizio senza rischiare di entrare in posti dove risulteremmo poco desiderati (dovremmo scavalcare in posti pubblici non accessibili ai cani o in proprietà private…) ma cercheremo di ovviare al più presto.

L’escamotage

Una cosa ancora prima di terminare: per essere sicuro di avere una segnalazione inconfondibile in presenza di un attraversamento di una porta o un portone, ho provato un escamotage.

Approfittando di una serie di fattori, ho fatto in modo che Yago imparasse a spingere la porta che dal nostro giardino porta in casa anche insistendo nel caso fosse chiusa, sfruttando la frustrazione come si fa per innalzare la motivazione per una traccia.

Dopo ciò, è bastato riproporre la stessa situazione in qualche posto diverso affinché generalizzasse e il gioco è stato fatto.

Ho fatto questo per un semplice motivo: avevo notato che trovandosi una barriera davanti al naso, e sentendosi evidentemente in difficoltà in quella situazione, rinunciava sedendosi e aspettando.

Sapevo che il mantrailing (che evidentemente piace, e anche molto, ad entrambi) ci avrebbe messo in una situazione analoga, ho preso la palla al balzo e ho fatto sì che una consuetudine quotidiana come l’attraversamento di una porta diventasse il nostro lasciapassare (scusate il gioco di parole) per il successo in questo esercizio.

Ora abbiamo solo più un problema: casa nostra è spesso piuttosto fredda. Sarà bene che Yago impari anche a chiuderla, quella benedetta porta!

Cristiano Pregno

Addestratore Enci - Gruppo Cinofilo Debù

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