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American Bully: scopriamo questa razza nata negli Stati Uniti

Ultimamente, a causa di alcuni gravi episodi di aggressione avvenuti in Inghilterra, si sente parlare abbastanza spesso dell’American Bully, una razza statunitense abbastanza recente, rara dalle nostre parti, anche se ci sono allevatori che la selezionano.

Andiamo a conoscerla un po’ meglio. Parliamo dell’ American Bully!

La diatriba sui “cani pericolosi” non è certo appannaggio esclusivo dell’Europa: anche negli Stati Uniti, infatti, patria adottiva dei “bulli” da combattimento di antica origine britannica, ci sono molte difficoltà per le razze di questo genere, Pitbull in primis.

Leggi e regolamenti sulla detenzione e sulla gestione dei terrier “di tipo bull” variano da Stato a Stato ma anche da città a città e non sono rari i luoghi dove chi possiede questi cani non può, in pratica, quasi uscire di casa con loro.

Le ragioni sono le stesse di sempre: problemi di aggressione ad altri cani, a esseri umani, anche se meno spesso, e utilizzo di queste razze sia nei combattimenti sia come vere “armi” da parte delle gang.

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Non di rado, poi, divieti e restrizioni vanno a colpire anche agli Amstaff, per via della loro vicinanza morfologica ai Pitbull dai quali derivano.

E allora, ecco che nasce una “terza via”: l’American Bully. Ma quanti “American Bully” esistono?

A quanto pare, l’American Bully è frutto del lavoro di molti allevatori statunitensi che non sembra abbiano collaborato tra loro, almeno all’inizio, di conseguenza la sua uniformità di taglia è tutt’altro che consolidata.

Infatti, al presente, la razza è suddivisa in quatto categorie principali per quanto riguarda le dimensioni: si va dal Pocket, il più piccolo (da 36 a 42 cm al garrese i maschi, da 33 a 39 le femmine), all’XL (da 52 a 57 cm i maschi, da 49 a 54 le femmine), passando per lo Standard (43-51 cm i maschi, 40-48 le femmine) e il Classic (taglia identica allo Standard ma minore massa muscolare).

Tuttavia, lo United Kennel Club, importante sodalizio di allevatori a stelle e strisce che ha riconosciuto la razza nel 2013, ammetteva solo la varietà Standard.

Dal gennaio 2024, però, saranno ammesse anche le altre misure.

Esiste poi un’ulteriore varietà, definita Extreme, praticamente uguale allo Standard per altezza ma con masse muscolari esasperate e, francamente, spesso grottesche.

Anche l’aspetto non è uniforme, per quanto riguarda il colore del mantello e i disegni, pur se tutte le varietà sono chiaramente riconoscibili come “bull” dalla muscolatura, dal fisico tarchiato, dalla tipica testa dove i masseteri dominano e dalla muscolatura possente.

Negli Stati Uniti, inoltre, il taglio delle orecchie è ancora ammesso e viene ampiamente praticato su molte razze, inclusa questa

NOTA BENE:
Quella del taglio della coda e delle orecchie dei cani di alcune razze a fini estetici, oltre che dolorosa per l’animale, è una pratica illegale in Italia. Le mutilazioni per fini estetici sono vietate dalla Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia di Strasburgo del 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la legge n. 201/2010. Le mutilazioni di coda (caudotomia) e orecchie (conchectomia) configurano il reato di maltrattamento punito dall’art. 544 ter del Codice penale, che prevede fino a 18 mesi di reclusione e una multa fino a 30 mila euro.

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Da quali razze ha origine l’American Bully e come riconoscere un American Bully “originale”?

Diverse fonti concordano sul fatto che le razze utilizzate per la selezione dell’American Bully siano l‘American Pitbull Terrier (principale fonte genetica), l’American Bulldog, il Bulldog Inglese e l’Olde English Bulldogge.

Forse, però, lo Staffordshire Bull Terrier, il più piccolo dei “bulli”, potrebbe avere avuto un ruolo non indifferente nella riduzione della taglia, in particolare nella varietà Pocket del Bully (ma nello standard UKC questa possibilità non viene citata).

Altri cani che vengono ipotizzati tra i possibili “contributori genetici”, ma non dallo standard UKC, sono Bull Terrier, Bull Mastiff, Rottweiler e incroci non identificati, ma in questi casi gli indicatori morfologici e caratteriali non supportano granché tali ipotesi, mentre potrebbero supportare alcuni tratti comportamentali dei Bully di taglia XL, quelli attualmente minacciati di divieto di possesso in Inghilterra a seguito di alcuni episodi molto gravi di aggressione.

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Per quali persone è stato pensato e selezionato l’American Bully?

L’American Bully è stato concepito come cane da famiglia e da expo, ma può dedicarsi anche ad attività sportive.

Negli Stati Uniti la razza ha raggiunto una discreta popolarità, ma per ora l’American Kennel Club, il sodalizio cinofilo più importante d’America, non l’ha riconosciuto.

Va detto che, come spesso accade con tutti i “bulli” correttamente selezionati e socializzati, la carica affettiva di questo cane verso la sua famiglia è davvero elevata.

Ma è bene fare chiarezza su un paio di punti importanti, seguendo quanto scritto da diversi esperti americani: l’American Bully dovrebbe essere più tranquillo e compiacente di un Pitbull o di un Amstaff ma non è un cane “da divano”; o meglio ci starà benissimo sdraiato sopra dopo aver giocato e aver fatto movimento per un’oretta complessiva ogni giorno.

Selezionato per avere maggiore socialità verso i suoi simili, inoltre, il Bully dovrebbe essere meno propenso alla rissa rispetto ad altre razze sue parenti ma non per questo è un cane da muta: la genetica non mente mai.

Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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