Educazione cinofila e relazione con il cane

Dalla bisbetica domata o quasi alla rally obedience.

La Bisbetica domata (o quasi)

Di Laura Trompetto

Questa non è la storia che ha commosso il web…

Ma è la storia di come ho evitato un esaurimento nervoso.

Perché spesso quando adottiamo un cane, pensiamo solo all’idillio cane-uomo, e non valutiamo minimamente che qualcosa possa andare storto. Specialmente quando un cane in casa già c’è e non ha mai dato mezzo problema.

“Ma si, come porto fuori uno ne porto due”, dicevo, ignara della piega che avrebbero preso le cose nel giro di poche settimane.

Certo, perché i primi giorni Giuli, ovvero la Bisbetica, era un’amore.

Un gioiellino di cane.

In realtà stava solo prendendo le misure col metro per capire cosa potesse concedersi, e quando ha visto che l’amministrazione era molto amichevole e alla mano…

beh, è cominciata la festa.

Passiamo alle presentazioni della “bisbetica”

 Giuli è un meticcio pastoroide, e se di memoria di razza si può parlare rispetto ad un meticcio, di sicuro l’indole tallonatrice e la tendenza a “pecorizzare” un po’ qualsiasi cosa si muova tipica dei pastori, non manca, tanto meno il controllo del territorio (dall’aspetto fisico evidente derivato maremmano, nonostante l’iperattività).

In lei coesistono sia l’aspetto del cane pastore conduttore che del cane da guardiania. Se ha a disposizione un giardino si dimentica di avere una casa e passa il tempo a controllare il suo reame, impedendo agli sconosciuti di muoversi liberamente nel suo territorio.

Ma vediamo come sono andate le cose…

Tanto per cominciare le passeggiate al guinzaglio sono diventate una specie di uscita in biga, io dietro e davanti Mico e Giuli a trainare. Posto di riuscire almeno a conciliare la direzione in cui annusare senza assumere la tipica posa di Gesù in croce, il momento in cui si incrociava un altro cane era l’apice della mia disperazione, con entrambe le belve alzate sul posteriore ad abbaiare e ringhiare  verso il “nemico”.

E fin qui, pensavo:

Vabbè, niente di preoccupante, è normale che in due si comportino così

Finché a problemi si sono aggiunti altri problemi e Giuli ha iniziato a manifestare comportamenti aggressivi verso le persone.

Passando sul marciapiede e incrociando qualcuno che sussultasse alla vista del cane o che la fissasse quel mezzo secondo di troppo, Giuli, volava addosso al malcapitato abbaiando in maniera decisamente poco simpatica e talvolta pinzando.

Ho iniziato ad evitare qualsiasi passante, dal momento che la sua antipatia verso il genere umano era piuttosto trasversale e non aveva risparmiato un’abbaiata a nessuno: bianchi, neri, gialli, donne, uomini, anziani e bambini.

Iniziai a lambiccarmi cercando di capire il motivo di queste sue reazioni, pensai che potesse essere insicura e sentirsi minacciata. Finché non iniziò da libera ad andare a prendere gente che stava anche a 50 e più mt da lei.

E allora pensai, se il cane fosse realmente timoroso o insicuro, perché dovrebbe andare a cercarsi guai ben oltre il suo spazio personale?

Fino ad allora fuori era bravissima, quindi le concedevo di farsi delle corse per i prati cercando posti non troppo frequentati che ci consentissero di fare una sgambata in libertà.

Ma l’idillio era destinato a terminare anche nelle nostre camminate bucoliche, con Giuli che schizzava a testa bassa abbaiando verso un ignaro passante intento a cogliere erbe spontanee chino sul suo sacchetto, o una ragazza che faceva jogging in lontananza, un signore con l’ombrello in mano (che quasi si prendeva sulla testa).

Il tutto sotto gli occhi sgomenti di Mico (l’altro cane) che non comprendeva tanta agitazione.

La situazione ormai era fuori controllo in ogni ambito o quasi, io sempre più tesa e ansiosa ad ogni uscita, lei sempre più carica perché la sua libertà era stata limitata. Presi la decisione di rivolgermi a un campo cinofilo per cercare di porre rimedio alla situazione, e approdammo al Debù.

Il percorso fatto assieme è stato lungo e con alti e bassi, ma attraverso l’addestramento, l’allenamento del richiamo e tecniche come la BAT posso dire di essere riuscita a imparare a gestire la Bisbetica.

Quando vivi in appartamento in una città come Torino e non puoi permetterti di delegare al giardino le uscite dei tuoi cani sei costretto a lavorare tutti i giorni per fare in modo che loro sappiano vivere in un contesto antropizzato, per la tua e la loro serenità.

Questa dovrebbe essere la prima finalità dell’addestramento, un fine educativo, laddove addestramento ed educazione sono strettamente correlati, poiché addestrare significa innanzitutto insegnare al cane studiando i suoi processi di apprendimento, e quindi educarlo. Poi verrà lo sport, la performance, ma se non riusciamo nemmeno a vivere serenamente e a controllare il nostro cane, non andremo da nessuna parte.

Bisogna costruire un rapporto, fiducia reciproca, dovremo essere un riferimento per il nostro cane, bilanciare i premi e le punizioni, perché esattamente come nella vita, premiare soltanto non è sufficiente.

Giuli non è diventata un altro cane, si è trattato di conoscersi, capirsi e trovare gli strumenti per comunicare e modificare certi comportamenti. Vuole tutt’ora tallonare i corridori che passano a 100 mt da noi, perché è nel suo dna, ma non lo fa perché ha imparato un comportamento alternativo più interessante e vantaggioso e perché ho imparato a leggere il mio cane e ad anticiparlo evitando situazioni sgradevoli.

Abbiamo incanalato la sua voglia di fare in un’attività che facciamo assieme, come la Rally Obedience. e ora possiamo permetterci anche di andare in giro a fare qualche gara in mezzo a cani e ad altre persone.

Se avete un cane problematico rivolgetevi a professionisti non improvvisati, cercate non solo chi ha un titolo ma anche un’esperienza e delle competenze che possano aiutarvi.

Documentatevi e scegliete attentamente. Diffidate da chi vi promette miracoli e medicine prodigiose, ci vuole tempo, pazienza, costanza, coerenza e tanto lavoro.

Se ve la sentite di intraprendere un percorso impegnativo, ne uscirete migliorati assieme, uomo e cane.

Ne vale la pena.

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