Educazione cinofila e relazione con il cane

Punizioni e Correzioni

Il nostro è un sistema di allenamento basato sul premio, quindi non sono previste, durante le sessioni di apprendimento, punizioni e correzioni.

Inoltre punire un cane è una cosa piuttosto complessa.

Non è difficile prenderlo a calci nel sedere: per fare questo non c’è bisogno di andare a scuola. Il difficile è fargli capire la punizione.

Infatti, perché la punizione abbia senso, deve essere compresa.

Diciamo subito che prima di punire un cane perché mi sta disobbedendo, devo essere sicuro al 200% che abbia capito quello che gli sto chiedendo. Se ho questa sicurezza, prima di intervenire, provo comunque ad alzare il premio, per vedere se, motivato maggiormente, mi obbedisce. Se non basta nemmeno questo, allora intervengo con la correzione.

Ma anche in questo caso devo essere certo che la correzione sia compresa e non che il cane semplicemente si sottometta, vedendoci arrabbiati.

Mi spiego:

capita spesso di vedere conduttori che si arrabbiano con il proprio cane perché questi tira al guinzaglio. 

Il cane, subendo la sgridata, manda tutti quei segnali di pacificazione che conosciamo, quindi, passata la tempesta, torna a tirare. Questo è il tipico esempio di quando il cane non capisce la punizione e semplicemente si sottomette. Ma se, come detto, il nostro è un sistema basato sul premio, perché parliamo di correzioni? Semplicemente perché il lavoro esclusivamente basato sul premio, escludendo la fase di apprendimento, non funziona. Un sistema educativo che si fonda sull’ignorare il cane rispetto alle cose a noi sgradite, non è un sistema educativo. Non è nulla. Il cane, come ogni essere vivente, deve sapere che le sue azioni hanno delle conseguenze. Compito nostro è fare in modo di insegnare al nostro allievo che tutto quello che facciamo insieme è divertente. Una volta che il processo di apprendimento è terminato, l’allievo farà volentieri quanto imparato; nel caso in cui questo non dovesse avvenire, deve sapere che il suo comportamento avrà una conseguenza negativa.


Vediamo, ora, i tipi di punizione:

  • Punizioni Negative, ovvero privare il cane di qualcosa che desidera. Nella pratica, se il cane mi salta addosso per prendere i bocconcini che ho in mano, glieli nego. Per comunicare meglio l’errore, noi utilizziamo il marker negativo: il suono predice al cane la privazione di qualcosa che vuole. Naturalmente, le tempistiche corrette sono indispensabili. Quando siamo costretti a usare la punizione, noi cominciamo sempre da quella negativa, ricordandoci però che la Punizione è Punizione. Alcuni infatti pensano che la Punizione Negativa sia più “carina” della Punizione Positiva. In realtà stiamo interrompendo un comportamento che il cane voleva fare e questo potrebbe minare il nostro rapporto con lui.
  • Punizione Positiva, ovvero la classica correzione, con interventi fisici o psicologici. Nella pratica si intende l’applicazione di un’esperienza negativa come conseguenza di un certo comportamento.  Il cane impara ad evitare questa esperienza negativa, non compiendo quell’azione. Ve ne sono di diverse
    • Correzione tradizionale, basata sul creare sensazioni spiacevoli al cane attraverso strumenti quali collari (punte, elettrico, strozzo e retriever), e pettorine.
    • Pressione Sociale: quando usiamo il nostro ruolo per dominare il cane, urlandogli contro, incombendo su di lui, mettendogli le mani davanti al muso con rabbia o muovendoci con fare aggressivo contro di lui. Nel caso in cui il cane sia “socialmente sensibile” e ci sia una buona relazione con il conduttore, l’intervento può essere efficace e il cattivo comportamento può cessare. Diversamente, il cane potrebbe solo aver paura di noi e starci lontano.
    • Punizione “psicologica”: spaventando il cane con qualcosa di improvviso (ad esempio i dischi di Fisher). Non utilizziamo mai questa soluzione per due motivi
      • Non vogliamo che il cane si spaventi, anzi lavoriamo perché il cane non sia sensibile agli stress ambientali
      • Molti cani si abituano e l’effetto sorpresa cessa
  • Punizione condizionata e uso dei Marker. Abbiamo già parlato dell’importanza della comunicazione: il cane deve capire se sta facendo bene o male. L’uso della Punizione Negativa preceduta dal marker “No” fa capire al cane l’azione non gradita da noi e lo prepara all’eventuale Punizione Positiva. In questo modo riusciamo ad isolare il comportamento scorretto. Alcuni conduttori usano marker diversi a seconda che si riferiscano a Punizione Negativa o Positiva. L’importante è che il cane capisca cosa sta succedendo. Il bello di una comunicazione chiara è che si può arrivare a non usare più la Punizione Positiva, o, comunque, a non rovinare la nostra relazione con lui, ma soprattutto a non demotivarlo.
  • Punizioni relative a comportamenti che si autorinforzano. Mordere, inseguire, abbaiare, “fare la rete” e perfino le risposte aggressive sono comportamenti che si autorinforzano: più si fanno, più vengono fatti. Parallelamente, abbiamo lo stesso problema quando lo stimolo esterno è più interessante di quello che offriamo al nostro allievo. Proprio per evitare queste situazioni, investiamo molto tempo nel creare ingaggio e motivazione, per far sì che il cane ci consideri la cosa più divertente e interessante.

E collari e affini?

Rispetto agli strumenti “fisici”, il nostro obiettivo è quello di trasformare questi oggetti in guide per il nostro allievo. Dobbiamo far sì che il cane capisca che questi strumenti servono per dare indicazioni e non correzioni. Basandoci sulla sensibilità del cane e combinando intensità e premi, raggiungiamo questo obiettivo.

Ci sono invece comportamenti in cui la punizione risulta assolutamente inutile:

  1. Quando il cane ha paura: è inutile e dannoso punire un cane che esegue male un esercizio perché è preoccupato o ha paura. Se il nostro allievo non riesce a concentrarsi su quello che deve fare perché c’è qualcosa che lo preoccupa, la Punizione Positiva non è assolutamente indicata. Prima dobbiamo risolvere il problema dello stato emotivo, quindi possiamo lavorare.
  2. Ignoranza, ovvero, cosa il cane veramente conosce. In molti esercizi complessi è probabile che il cane stia pensando di far bene anche se per noi sta sbagliando.
  3. Errore e disobbedienza. Come noi quando lavoriamo possiamo commettere degli errori, così il cane. Magari il nostro allievo si sta sforzando di fare bene, ma sbaglia comunque. In questo caso è evidente la differenza da un cane che disobbedisce. Come regola, noi non puniamo l’errore.
  4. Condizionamento classico e comportamenti involontari. Alcuni cani manifestano fisicamente e in modo involontario il loro stato d’animo(tremolio e pigolio). Aumentando l’arousal è possibile che questo avvenga. Anche in questo caso la punizione è inutile in quanto il comportamento non dipende dalla volontà del cane e noi non puniamo qualcosa che non sia controllabile dal cane stesso.

Come ultima cosa è necessario capire quando il cane non ha capito e quando invece sta facendo il furbo. Quando, ad esempio, durante il Tira e Molla il cane lascia quando sente No e non quando sente Lascia, io correggo comunque il cane: infatti l’allievo ha trovato una via di fuga alla punizione e mi dice: “disobbedisco e non lascio, tu mi dici No e allora lascio altrimenti succede qualcosa che non mi piace, ma intanto ti ho disobbedito e ho trovato il modo di farla franca”. In questi casi, anche se il cane ha lasciato dopo il No, la correzione arriva lo stesso.

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Davide Cardia

addestratore ENCI Sezione 1° Dog Trainer Professional riconosciuto FCC Direttore Tecnico del centro cinofilo Gruppo Cinofilo Debù Docente in diversi stage con argomenti legati alla cinofilia e alla sua diffusione Docente corsi di formazione ENCI per addestratori sezione 1 Ospite in radio e trasmissioni televisive regionali Preparatore/Conduttore IPO e Mondioring Autore del libro “Addestramento con il premio” edizioni De Vecchi Curatore del libro “Io e il mio Bullgod” edizioni De Vecchi

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